Parlando di verdure di inverno, ecco uno dei miei preferiti: i calçots. Una via di mezzo (credo) fra cipolle, aglio e porro, tipici degli inverni catalani, più un rito che un piatto.
Si mettono crudi, senza pulirli, a cuocere a fiamma viva, meglio se fatta con legna verde con tanto fumo. Noi l’abbiamo cotta in un bel fuoco di resti di pino ed erica, tanta fiamma e tanto profumo. Bisogna aspettare che diventino neri e dalla zona sbruciacchiata escano bollicine acquose…
Poi, si mettono a “dormire” avvolti stretti stretti in carta di giornale e dentro una coperta (tipo la vecchia imbottita della foto), per mantenerli caldi mentre si prepara il prossimo lotto, e per terminare la cottura.
Mangiarli è forse la parte più divertente. Si prendono per il ciuffo verde, e poi di afferrano con l’ altra mano nella zona bruciata (occhio, scottano, anche se stanno nella coperta da due ore e passa) e si “sgusciano” come calzini (che, infatti, è il significato di calçot). Poi si zuppano nella salsa romesco (deliziosa invenzione catalana di pomodori, aglio, pane e mandorle e altre cose, ricetta a richiesta), e con gesto pericoloso per i vicini e i vestiti, si mangiano a testa in su (vedi foto).
Vino rosso e, se proprio volete essere tradizionali, accompagnati da carne (pollo, coniglio, salsicce) fatte nella brace che resta alla fine con un pizzico di ali-y-oli. Buen provecho!
Vivo in Spagna da quasi 13 anni e ancora non sono riuscita a mangiare i calçots – e non me ne manca la voglia! Dove li avete fatti/mangiati?
A casa di un amico. Ha comprato i calçots da uno spacciatore di fiducia e li abbiamo fatti nel suo barbecue (fuochi liberi proibiti nel suo paese…). Se passi da qui in stagione (gennaio-febbraio) organizziamo.